Carlo III, ben conosciuto per il suo stile di vita parsimonioso, ha voluto un’incoronazione diversa da quella che accompagnò l’ascesa al trono della madre, Elisabetta II, ma anche molti dei suoi antenati. Le prime “spese” tagliate sono state quelle per gli invitati, il cui numero è sceso a circa duemila, dagli ottomila stipati nell’Abbazia di Westminster nel giugno del 1953. Secondo la stima del Sun la spesa stimata sarà di circa 100 milioni di sterline. Le somme si potranno tirare solo alla fine, quando il palazzo darà contezza dei numeri ufficiali ancora tenuti segreti, ma quel che pare già chiaro è che la bilancia già pende in favore delle spese più che sul fronte dell’indotto.
Noto per la sua frugalità, il re inglese sta tentando il tutto per tutto per non dare troppo fastidio con fasti che sarebbero ritenuti fuori luogo in un Paese che fa i conti con gli effetti della Brexit, l’inflazione, il caro vita e senza vere prospettive di crescita paragonabili al resto d’Europa. Senza carisma e senza soldi si fa poco ma quel che oggi è già certo è che il parlamento inglese, che lo scorso anno ha versato alla famiglia reale 87 milioni di sterline per il mantenimento della “ditta”, che include la manutenzione dei palazzi e i viaggi degli 11 membri attivi del clan dei Windsor, metterà nuovamente le mani nel portafogli e pagherà le spese per la cerimonia.
L’incoronazione, del resto, è considerato un “affare di stato” e Westminster ogni anno spende una cifra pari a 10.000 incoronazioni (1 trilione di sterline), quindi quanto può mai pesare per i sudditi un evento che vale circa una lattina di fagioli, si chiede ironicamente il Times? Cosa sarà mai 1 sterlina e mezzo a testa? Per il giubileo della regina Elisabetta II, lo scorso anno, il parlamento versò “solo” 28 milioni di sterline e l’indotto per l’economia del paese fu ampiamente superiore, toccando gli 80 milioni di guadagni per l’industria del turismo e del commercio.
L’ente del turismo Visit Britain ha visto salire le prenotazioni, solo dagli Stati Uniti, del 10% in più rispetto allo stesso periodo pre covid, ed in generale sono attesi 30.000 arrivi dall’estero. Ciò nonostante, secondo le stime di Markettiers, saranno soprattutto gli inglesi a far circolare l’economia interna con una spesa stimata in 8 miliardi di sterline, ovvero 3,2 miliardi in più di un classico weekend festivo nel mese di maggio. Insomma, l’incoronazione di Carlo III dovrebbe portare all’economia britannica una spinta nei consumi di generi alimentari, per arricchire i 7000 street parties organizzati nel paese, per comprare le decorazioni, i souvenir e l’oggettistica a marchio Coronation.
Difficile però immaginare di poter raggiungere l’entusiasmo e l’indotto ottenuti per l’ultima festa organizzata per le regina più amata di sempre. Era un altro momento storico anche se è passato poco meno di un anno. Il sondaggio realizzato da Yougovconferma che solo il 32% dei sudditi di sua maestà ritiene che debba essere il contribuente a sostenere economicamente l’incoronazione del re, mentre il 50% pensa che non debba essere così. Segnale chiaro del disamoramento verso questo monarca che ha un patrimonio di 600 milioni di sterline in un Paese che ha appena assistito ad una stagione di scioperi inedita e che probabilmente ritiene che le spese potrebbe pagarsele lui lasciando questi soldi per il bene pubblico e gli stipendi di medici, infermieri ed insegnanti.